E così l'autunno è arrivato, con i suoi colori e con il calore che sol i pomeriggi d'autunno sanno regalare.
Lo stare in casa diventa necessità per me,sempre di più mi riesce difficile l'interazione con l'umanità, avrei voglia di viaggiare ma mi spaventano le situazioni nuove o peggio la gente nuova, che non conosco, non mi affascina mi stanca.
Goccia a goccia sono diventata asociale, i discorsi le frasi gli sguardi i mormorii le falsità la felicità il dolore tutto o quasi mi è indifferente.
Solo chi amo e non mi ha mai tradita suscita in me emozioni, troppe delusioni, scelte sbagliate, impegni improbabili, il voler sguazzare in acque sconosciute non mi affascina più, mi stanca.
Le amicizie sono completamente fallite, ciò che reputavo importante si è rivelato un'immensa farsa, uno spettacolo per pochi spettatori esausti, non so perché scrivo ste cose, mi annoio da sola.
Cosa sono i Cimurri Strambiformi? Sono le nuvole che accompagnano i viaggi estivi, della mia famiglia. Molto spesso ci capita di incontrare il cielo coperto di nubi, non sapendo il loro nome scentifico, anzi a dire il vero lo sappiamo ma abbiamo preferito chiamarli così.
mercoledì 9 novembre 2016
lunedì 17 ottobre 2016
Ritornano i fantasmi della depressione
Domenica sono venuta a cercarti.
io non volevo venire ma Pietro ha isistito e così, siamo partiti tardi da casa, era quasi mezzogiorno, speravo tanto di rivederti, ma così non è stato. O forse si?
Tempo fa durante una riunione ti avevo salutato, avevo pianto nel vederti andare via, ma il mio cuore era leggero, ti vedevo sereno del tuo viaggio ma dispiaciuto nel lasciarci.
E così, domenica, siamo venuti a trovarti, ero arrabbiata, confusa, impaurita, smarrita, stanca, avrei voluto fuggire, ma ero come attratta dal luogo in cui ti abbiamo lasciato, e nello stesso tempo mi sentivo respinta; Pietro davanti a me procedeva spedito io arrancavo brontolando ed imprecando...
lunedì 17/10/2016
non scrivo con continuità, così come non vivo con continuità, mi ritrovo ora, leggendo quello che avevo scritto in luglio, di nuovo sui monti, di nuovo a cercarti, di nuovo sola con la mia rabbia, il mio dolore e la mia inadeguata presenza, non centro nulla con i tuoi monti, sono i tuoi, sono di Rocco , sono dell'Anna, sono di Romano, li ci sono le vostre vite la vostra gioventù, la vostra crescita i vostri ricordi più antichi, io ho pochi ricordi, forti, fortissimi, ma pochi e che sono solo miei perchè non ho con chi condividerli, non ho un passato su quei monti.
Ma tu sei la e quando finalmente ho raggiunto la cima e ho visto che parte di te era ancora li, mi sono messa finalmente a piangere, erano ormai anni che non piangevo più, ho atteso invano che tu apparissi tra le piante, ho atteso invano di sentire il profumo dell'elicriso, ho atteso invano di udire chiamare il mio nome.
L'attesa ha fatto di me questo essere insicuro e assolutamente inadeguato, non mi sento pronta ad affrontare i giorni e le notti, da un po' di giorni non assumo più terapie e quindi inizio ad essere di nuovo me stessa e non mi piace ciò che sono e non ho la forza o la volontà per cambiare, come vorrei che non fosse così!
So cosa dovrei fare, so contro cosa dovri lottare ma mi domndo la ragione per farlo qual'è? La fine è comunque una e da quella non si torna.
Quindi a cosa mi porterebbe lottare, lo scopo finale qual'è?
A volte mi scopro intenta a crogiolarmi in questo abisso di vuoto, in questa voluttà di velluti grigi, avvolta da ovatta la mente riposava quieta adesso è come se fosse in canottiera sotto una tempesta, sferzata dai venti degli umori che si susseguono repentini, io non riesco a domarli, riesco a mala pena a riconoscerli e molte volte mi accorgo di esserne stata travolta solo quando sono passati, per poi diventare palude immota e piena di trabocchetti che vedo solo quando ormai ci sono finita dentro.
Avere sospeso la terapia antidepressiva ha fatto si che riaffiorassero in me molte sensazioni represse, non c'erano più ne dolore ne vera gioia, allegria però si, adesso ho una confusione di sentimenti in testa che vorrei finissero di correre e litigare fra loro, non ho un gran autocontrollo, sono irosa e suscettibile ma quando sono serena la sono davvero è che la serenità è cosa sempre più rara e lontana, sproloquio a vanvera in queste righe, che palle non va bene come rispondo, non va bene come parlo, i toni, mi si dice, siano sempre fuori luogo, stateci voi con tutti sti casini in testa, sono così rumorosi che a volte la testa sembra vuota.
La frase più ricorrente che mi sento dire è :" C'è chi sta peggio di noi, non lamentiamoci"
Ecco io non la sopporto sta frase, perchè è di un'ovvietà disumana, così come è ovvio che c'è chi sta meglio di noi e chi sta come noi o appena meglio o appena peggio.
E allora? Io ho i miei cazzi per la testa e pensare, davvero pensare non solo dirlo, ai cazzi degli altri non aiuta, anzi amplifica il mio senso di inadeguatezza a questa cosa che ci ostiniamo a chiamare vita.
io non volevo venire ma Pietro ha isistito e così, siamo partiti tardi da casa, era quasi mezzogiorno, speravo tanto di rivederti, ma così non è stato. O forse si?
Tempo fa durante una riunione ti avevo salutato, avevo pianto nel vederti andare via, ma il mio cuore era leggero, ti vedevo sereno del tuo viaggio ma dispiaciuto nel lasciarci.
E così, domenica, siamo venuti a trovarti, ero arrabbiata, confusa, impaurita, smarrita, stanca, avrei voluto fuggire, ma ero come attratta dal luogo in cui ti abbiamo lasciato, e nello stesso tempo mi sentivo respinta; Pietro davanti a me procedeva spedito io arrancavo brontolando ed imprecando...
lunedì 17/10/2016
non scrivo con continuità, così come non vivo con continuità, mi ritrovo ora, leggendo quello che avevo scritto in luglio, di nuovo sui monti, di nuovo a cercarti, di nuovo sola con la mia rabbia, il mio dolore e la mia inadeguata presenza, non centro nulla con i tuoi monti, sono i tuoi, sono di Rocco , sono dell'Anna, sono di Romano, li ci sono le vostre vite la vostra gioventù, la vostra crescita i vostri ricordi più antichi, io ho pochi ricordi, forti, fortissimi, ma pochi e che sono solo miei perchè non ho con chi condividerli, non ho un passato su quei monti.
Ma tu sei la e quando finalmente ho raggiunto la cima e ho visto che parte di te era ancora li, mi sono messa finalmente a piangere, erano ormai anni che non piangevo più, ho atteso invano che tu apparissi tra le piante, ho atteso invano di sentire il profumo dell'elicriso, ho atteso invano di udire chiamare il mio nome.
L'attesa ha fatto di me questo essere insicuro e assolutamente inadeguato, non mi sento pronta ad affrontare i giorni e le notti, da un po' di giorni non assumo più terapie e quindi inizio ad essere di nuovo me stessa e non mi piace ciò che sono e non ho la forza o la volontà per cambiare, come vorrei che non fosse così!
So cosa dovrei fare, so contro cosa dovri lottare ma mi domndo la ragione per farlo qual'è? La fine è comunque una e da quella non si torna.
Quindi a cosa mi porterebbe lottare, lo scopo finale qual'è?
A volte mi scopro intenta a crogiolarmi in questo abisso di vuoto, in questa voluttà di velluti grigi, avvolta da ovatta la mente riposava quieta adesso è come se fosse in canottiera sotto una tempesta, sferzata dai venti degli umori che si susseguono repentini, io non riesco a domarli, riesco a mala pena a riconoscerli e molte volte mi accorgo di esserne stata travolta solo quando sono passati, per poi diventare palude immota e piena di trabocchetti che vedo solo quando ormai ci sono finita dentro.
Avere sospeso la terapia antidepressiva ha fatto si che riaffiorassero in me molte sensazioni represse, non c'erano più ne dolore ne vera gioia, allegria però si, adesso ho una confusione di sentimenti in testa che vorrei finissero di correre e litigare fra loro, non ho un gran autocontrollo, sono irosa e suscettibile ma quando sono serena la sono davvero è che la serenità è cosa sempre più rara e lontana, sproloquio a vanvera in queste righe, che palle non va bene come rispondo, non va bene come parlo, i toni, mi si dice, siano sempre fuori luogo, stateci voi con tutti sti casini in testa, sono così rumorosi che a volte la testa sembra vuota.
La frase più ricorrente che mi sento dire è :" C'è chi sta peggio di noi, non lamentiamoci"
Ecco io non la sopporto sta frase, perchè è di un'ovvietà disumana, così come è ovvio che c'è chi sta meglio di noi e chi sta come noi o appena meglio o appena peggio.
E allora? Io ho i miei cazzi per la testa e pensare, davvero pensare non solo dirlo, ai cazzi degli altri non aiuta, anzi amplifica il mio senso di inadeguatezza a questa cosa che ci ostiniamo a chiamare vita.
domenica 19 giugno 2016
Da qualche parte si deve ricominciare, deve esserci un punto di partenza, la linea d'arrivo sappiamo già qual'è, non sappiamo in quanto tempo la raggiungeremo, ma arriveremo in fondo alla corsa e taglieremo il nastro, mettendo la parola FINE.
E con questo bel pensiero felice ricomincio a scrivere sul mio piccolo spazio, giorni fa ho incontrato questa domanda:
"Quanto c'è di vero nei nostri profili su F.B., o altre piattaforme? Ci sentiamo più veri e vivi nelle piazze virtuali o nella realtà?"
Da qui la mia voglia di riflessione, io quanto sono io qui ora e quanto lo sono davanti al salumiere o di fronte agli insegnanti dei miei figli o ancora quando parlo con una paziente che si presenta nell'ambulatorio in cui lavoro come infermiera; ecco già un'esempio di verità, non mi sarebbe costato nulla scrivere nel mio studio e non specificare il ruolo che ivi svolgo.
Non lo faccio nemmeno nella realtà di nascondermi, ma un pò viziato il mio profilo lo è, sembro una di profonde riflessioni e battute sagaci, pronta a reagire contro le ingiustizie e a gioire delle gioie altrui, in realtà me ne sto paciosa sul mio divano, gioisco quel che basta per non morir d'invidia, e mi ribello entro l'ora di cena.
Amo disegnare, ma non vivo per quello ne di quello, amo la mia casa, che risulta pulita solo nelle foto in realtà è disordinata e confusa come me.
Sono così intrigante e affascinante che i professori dei miei figli non mi riconoscono, veramente si ricordano di me solo le pazienti che curo in ospedale, le persone che mi incontrano al di fuori del mio lavoro non mi vedono proprio e altre mi dimenticano facilmente, il mio impegno di anni nel divenire invisibile ma ingombrante sta dando i suoi frutti, peso quasi 100 kg vesto strano e variopinto e nessuno mi nota, SBAM!!
Qui, nel mio blog, trasparente come me, un po' mi rivelo per ciò che sono, na palla di piombo fuso!
Continuando con la domanda iniziale, se anche mentiamo siamo noi stessi perchè siamo noi a mentire, se sorridiamo siamo noi a sorridere non altri, se piangiamo siamo noi, quanto di falso c'è in queste azioni?Nulla se spontanee e dettate dalle emozioni, ma quanto c'è di vero nel cliccare mi piace? Quasi fosse doveroso non istintivo; anche se ormai anche il gesto del cliccare "mi piace" è diventato istintivo.
Quelli che definiamo, contatti, quanto gli abbiamo contattati davvero e quantoo sappiamo di loro, gli animali si riconosco dagli odori, noi che in fondo siamo animali, quale senso utilizziamo per sciegliere con chi entrare in contatto?
Tornare indietro a volte sembra l'unica soluzione, ma ormai siamo adagiati sul comodo divano del progresso, un po'asettico, che a volte ci fa provare emozioni ,ma non così coinvolgenti come nella realtà.
Si naviga, ma dove sono il suono di queste onde, il grido dei gabbiani il vento sulla pelle e il sale sulle labbra?
Camminando verso la sera, vi saluto dal mondo invisibile.
E con questo bel pensiero felice ricomincio a scrivere sul mio piccolo spazio, giorni fa ho incontrato questa domanda:
"Quanto c'è di vero nei nostri profili su F.B., o altre piattaforme? Ci sentiamo più veri e vivi nelle piazze virtuali o nella realtà?"
Da qui la mia voglia di riflessione, io quanto sono io qui ora e quanto lo sono davanti al salumiere o di fronte agli insegnanti dei miei figli o ancora quando parlo con una paziente che si presenta nell'ambulatorio in cui lavoro come infermiera; ecco già un'esempio di verità, non mi sarebbe costato nulla scrivere nel mio studio e non specificare il ruolo che ivi svolgo.
Non lo faccio nemmeno nella realtà di nascondermi, ma un pò viziato il mio profilo lo è, sembro una di profonde riflessioni e battute sagaci, pronta a reagire contro le ingiustizie e a gioire delle gioie altrui, in realtà me ne sto paciosa sul mio divano, gioisco quel che basta per non morir d'invidia, e mi ribello entro l'ora di cena.
Amo disegnare, ma non vivo per quello ne di quello, amo la mia casa, che risulta pulita solo nelle foto in realtà è disordinata e confusa come me.
Sono così intrigante e affascinante che i professori dei miei figli non mi riconoscono, veramente si ricordano di me solo le pazienti che curo in ospedale, le persone che mi incontrano al di fuori del mio lavoro non mi vedono proprio e altre mi dimenticano facilmente, il mio impegno di anni nel divenire invisibile ma ingombrante sta dando i suoi frutti, peso quasi 100 kg vesto strano e variopinto e nessuno mi nota, SBAM!!
Qui, nel mio blog, trasparente come me, un po' mi rivelo per ciò che sono, na palla di piombo fuso!
Continuando con la domanda iniziale, se anche mentiamo siamo noi stessi perchè siamo noi a mentire, se sorridiamo siamo noi a sorridere non altri, se piangiamo siamo noi, quanto di falso c'è in queste azioni?Nulla se spontanee e dettate dalle emozioni, ma quanto c'è di vero nel cliccare mi piace? Quasi fosse doveroso non istintivo; anche se ormai anche il gesto del cliccare "mi piace" è diventato istintivo.
Quelli che definiamo, contatti, quanto gli abbiamo contattati davvero e quantoo sappiamo di loro, gli animali si riconosco dagli odori, noi che in fondo siamo animali, quale senso utilizziamo per sciegliere con chi entrare in contatto?
Tornare indietro a volte sembra l'unica soluzione, ma ormai siamo adagiati sul comodo divano del progresso, un po'asettico, che a volte ci fa provare emozioni ,ma non così coinvolgenti come nella realtà.
Si naviga, ma dove sono il suono di queste onde, il grido dei gabbiani il vento sulla pelle e il sale sulle labbra?
Camminando verso la sera, vi saluto dal mondo invisibile.
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