Sono anni di fuoco i vostri, sono anni di quiete i nostri.
Ci ritroviamo tutti e quattro invischiati in età scomode, preadolescenza, adolescenza e maturità.
il tempo inesorabile non lo si può fermare, anelare all'alternativa non è consigliato.
Ricordo che la mia grande paura, alla vostra età, era la morte, la fine di tutto e io dove sarò? Mi ricorderete? Cosa accadrà a chi resta dopo di me e perché non sono io quello che può restare?
Come in un cerchio , dopo un periodo di calma apparente dei pensieri, eccola ancora li la domanda delle domande: Perché ci sono se dovrò andarmene per sempre? Sai cosa mi interessa se di me avrete un buon ricordo o un pessimo ricordo? Io tanto, non sarò li per raccogliere buoni o cattivi frutti.
Dove potrò trovare i profumi delle vostre pelli? dove il calore del vostro respiro?Dove sentirò le vostre voci? Dove saranno andate le nostre risate? Che cosa avrete imparato da me che la vita da sola non vi avrebbe potuto insegnare? In cosa si tradurrà per me il vostro ricordo? I ricordi avranno forma e consistenza nel luogo che non si sa se esiste? Il credere in quel luogo può farlo diventare tangibile?
continuo a non avere risposte a queste domande.
Ma perché tornano a galla proprio adesso? Cosa mi ha fatto credere di averle archiviate?
Penso che l'essere stata indispensabile nella vita dei miei figli mi abbia un po' rapita (per fortuna) da questa mente di scimmia curiosa che mi ritrovo a seguire. Le loro necessità erano di ordine pratico, cartelle, cerotti sulle ginocchia, preparare la merenda, portarli a scuola, preparare i compleanni e via dicendo.
Ora, essendo cresciuti li vedo meno bisognosi di aiuto concreto e più bisognosi un sostegno di tipo impalpabile, fatto di passi accennati, frasi caute, sgridate attente a non ferirli, rimproveri sussurrati lontani da occhi indiscreti e orecchie curiose.
il prendersi per mano è metaforico, fino a poco tempo fa il calore delle loro mani era reale e un po' appiccicaticcio.
Il laghetto incantato in cui credevo avrei raccolto ninfee per l'eternità è scomparso.
Ora si viaggia con cautela su un campo minato, inebriante ma pauroso, io e vostro padre con i nostri cinquant'anni, voi con la
vostra giovinezza, noi che come tutti i"vecchi" fatichiamo a comprendere, navighiamo a vista, lo abbiamo sempre fatto ma la carta si è capovolta, ora i forti siete voi, non siete ancora pronti a sorreggerci e noi iniziamo ad avere le nostre difficoltà nel camminarvi a fianco.
Tornando alla domanda iniziale, perchè siamo qui?
Cosa ci stiamo a fare?
Non posso pensare, seriamente, che il mondo possa fare a meno di me e di voi.
la morte continua a farmi paura, mi balena un pensiero in testa.
Se la mela invece di Adamo l'avesse addentata Eva
le cose sarebbero andate diversamente.
E si ricomincia con la paranoia
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