martedì 18 febbraio 2014

 Ti ho sognato, 
eri tu, 
 ti dicevo:
"Lo so che non sei davvero tu, perchè sei morto, ma è così bello riabbracciarti."
e tu mi rispondevi.
"E' così triste tutto questo e tata?"
Si lo è.
E' tutto molto triste e io non ho forza, tu hai lottato anche dopo la fine, il cavallo nero, il volo del falco, ma io sono ferma immobile paralizzata, ho il cuore pesante.
Ti ho sognato con il tuo odore la tua consistenza, i tuoi movimenti, la rua voce, il tuo sguardo i tuoi baffi,
salivi una scala per raggiungermi, e io ti abbracciavo, eravamo in una vecchia casa di montagna, improbabile come tutte le case dei sogni, mi sono svegliata in lacrime, avrei voluto li, subito, qualcuno con cui parlare, avrei voluto subito scrivere di te, ma ero senza occhiali.
Così ho acceso il telefono ed ho aspettato con il cuore in gola una telefonata, che per questa notte non è arrivata.
Non ho superato il dramma della tua morte e forse è inutile scriverne qui, ma penso di aver rotto le scatole a tutti in casa, mentre qui nel grande spazio del nulla internettiano le mie lacrime si mescoleranno con  i sorrisi e le lacrime di tanti altri, urli e sussurri che dobbiamo comunicare per sopravvivere ma che non vogliamo che vengano ascoltati solo sentiti in lontananza, perchè chi potrebbe aiutare il disagio a diventare agio?
Coloro che vorremmo ci ascoltassero sono a loro volta troppo presi ad urlare nel vuoto.
Credevo di aver imparato a parlare, non è così.

Nessun commento:

Posta un commento