CHI È DI SCENA…
Sono nata nel 1929.
Quando ero piccola, sette, otto anni, mi veniva in testa un pensiero che mi esaltava:
morire.
Quando morirò?
Com’è quando si muore?
Come mi vestirò da morta?
Forse mamma mi metterà quel bel vestito che m’ha cucito lei di taffetà lilla pallido orlato da un bordino di pizzo d’oro.
“Sembri un angelo! Quanto è bella la mia bimba che compie gli anni!” mi diceva.
A
volte mi stendevo sul lettone di mamma: vestito, calze, scarpe, velo
bianco in testa, una corona del rosario tra le mani poste sul petto
(tutta roba della Cresima), felice come una pasqua aspettavo che
qualcuno mi venisse a cercare e si spaventasse…scoppiando in singhiozzi.
“
E’ mortaaa! Franchina è mortaaaaa?!” E tutti a corrermi intorno piangendo…arrivavano i vicini, il prete e tutti rosariavano in coro.
Arrivasse un cane di un cane. Nessuno spuntava.
Nell’attesa mi addormentavo.
Al risveglio ero incazzata nera.
“La prossima volta vi faccio vedere io!” bisbigliavo minacciosa.
Poi
mi sgridavo: “Cattiva, sei cattiva!!! Dare un dolore così grande alla
tua mamma. Vergognati! Con tutti il bene che ti vuole…”
“Ascoltami Franchina… – mi diceva mamma – ci sono delle regole
nella vita che vanno rispettate, ogni giorno: non poltrire nel letto,
la prima cosa che devi fare, come apri gli occhi è sorridere. Perché?
Perché porta bene. La seconda correre in bagno, lavarti con l’acqua
tiepida, orecchie comprese, velocemente, vestirti. Far colazione e via
di corsa a scuola. Salutare con un sorriso le persone che conosci, se
aggiungi al sorriso un ciao-ciao con la manina è ancora più gentile. Non dare confidenza ai maschi.
Tenerli a rispettosa distanza. Non accettare dolci o regali da
nessuno…specie se uomini. Non parlare mai con gli estranei. Mi
raccomando bimba, non prendere freddo, d’inverno sempre la cuffietta di
lana all’uncinetto con i pom-pom rosa che ti ha regalato la zia Ida…gli
stivaletti rossi di Pia (mia sorella maggiore) che non le entrano più.
Ti voglio bene-bene-bene.” Lo ripeteva tre volte con ardore perché mi si
inculcasse bene nel cervello.
“Fai attenzione a tutto…come attraversi
la strada…guai se vai sotto a una macchina. Ti rompi tutta…ricordati che ci ho messo nove mesi a farti!”
Me
ne andavo felice…Un po’ soprappensiero per quei nove mesi di lavoro per
la mia mamma a farmi. E’ stata impegnata per un bel po’ di tempo…tutti
quei mesi!
La vedevo intenta a mettere insieme i pezzi.
Ma dove li prendeva?
Forse
c’eran dei negozi nascosti che li vendevano: “Vorrei due gambette con i
piedini, due braccine con le manine, un corpicino, la testolina no…ho
una bellissima bambola lenci di quando ero piccola…ci metto quella.
“Chiederò a mamma, quando sarò più grande che mi spieghi come ha fatto a
confezionarmi.
Ora siamo nel
2013. Da allora sono passati molti anni.
Sono arrivata agli 84 il 18 luglio. Faremo una bella festa tutti insieme.
Quando
Jacopo era piccolo, a Natale arrivavano regali da ogni parte…più i nostri.
Li
posavamo tutti sul tavolone della sala da pranzo. Come il bimbo si
svegliava lo si portava tenendolo in braccio davanti a tutto quello che
aveva portato il Bambin Gesù. Ci si incantava a guardarlo.
Meraviglia,
felicità, grida, risate. “Grazie Bambin Gesù…grazie!!!” gridava
guardando verso il soffitto come fosse il cielo…poi seduto sul tappeto a
scoprire e godersi i suoi giochi.
All’arrivo della torta con le candeline, non riuscivamo a convincerlo a soffiare per spegnerle.
“Lo devi fare! Soffia!!”
“Perché?”
“Perché cresci più in fretta! Soffia!”
Era
un bimbo molto curioso e pensoso. Chiedeva sempre: e cosa vuol dire
questo e perché no…Una volta sui 5 anni, stava appoggiato al davanzale
del balcone su di una sedia con un filo in mano che agitava. “Che fai
Jacopino?”
“Do da mangiare al vento…”
Ero un po’ preoccupata.
Mi diverto molto con le mie nipotine. Quando Mattea (la figlia di Jacopo) era piccola, sui sei anni e veniva a trovarci a Sala di
Cesenatico
a passare l’estate con noi, le preparavo una festa alla grande.
Compravo al mercato di tutto…non che spendessi tanto. Nascondevo i
regalini spargendoli nel giardino tra alberi e cespugli e via con il
gioco del “freddo e caldo”: si girava di qua e di là…davo segnali dei
nascondigli dicendo “fredddo… freddo… tiepidino caldino… caldo,
caldissimo… oddio brucia!” Mattea infilava la manina nel cespuglio,
trovava il pacchetto, si sedeva su prato e lo scartava mandando grida di
gioia.
Una mia cara amica, Annamaria Annicelli aveva un grande negozio dove vendeva di tutto e mi regalò per Mattea un mare di
Barbie con fidanzato
Ken. Cartoncini con guardaroba completo: abiti per tutte le occasioni.
Come ogni estate per anni, arrivò la mia dolce bimba più bella che mai. Le sbatto un uovo con zucchero e cacao – la
rusumàta si chiama a Milano – che le piace tanto. Se la mangia leccandosi i baffi.
“Vieni, andiamo a fare il gioco del caldo-freddo.”
Lancia un urlo di felicità.
Le avevo preparata una festa alla grande.
E via che si parte: freddo… freddo… tiepidino… caldo… caldissimo! E dal
cespuglio estrae una Barbie…poi un’altra…poi il fidanzato Ken, cartelle
con abiti…ad un certo punto si lascia andare sull’erba sfinita: “E’
troppo nonna… è troppo!” Quando Jacopo, dopo tre mesi, veniva a
prenderla era un momento triste per tutte e due. Ce ne stavamo
abbracciate e silenziose in attesa della partenza. Saliva in macchina.
La salutavo con la mano e mi scendevano le lacrime…pure lei piangeva. Cercavamo tutte e due di sorridere… ma si faceva fatica.
Una gran fatica.
Una volta, quando eravamo più giovani
Dario ed io ci si faceva festa ai
compleanni.
Festa? Una festicciola…nulla di speciale. La torta, le
candeline…dell’anno prima, qualche amica, amici…Ricordo invece un
fantastico compleanno, il mio settantesimo a Sala di Cesenatico. Non mi
aspettavo nulla di speciale. Invece…
Quella mattina mi svegliai un po’ tardi, Jacopo venne a prendermi in camera dicendomi che Dario aveva bisogno di me…
Neanche la mattina del mio compleanno posso restare disoccupata…scendo
le scale, esco in veranda, e lì mi trovo una folla con i musicisti che
suonavano, clown e maschere e tanta gente, amici venuti da ogni parte,
ci saranno state cento persone, tutti a cantare tanti auguri a te…Mi
sono messa ad abbracciare tutti uno per uno…Erano veramente tanti, che a
un certo punto mi sono dovuta sedere…Anche per l’emozione. Poi siamo
andati a mangiare fuori, sul porto canale di Cesenatico, e anche lì
c’erano parecchi amici che erano venuti a festeggiarmi. Ogni tanto mi
stupisco di quanta gente mi voglia bene. È proprio una grande fortuna…
UNA STELLA SUL LETTO?!
Una volta mi piaceva guardare il cielo di notte. Specie in
inverno. Sottozero il blu è più intenso. Le
stelle spiccano come brillanti.
Preziose.
Ieri
notte niente. Ce ne erano poche ma una ha attirato la mia attenzione
era una stella senza luce, piatta come fosse di plastica opaca.
“Vieni
qui” le ho detto… hai dei problemi? Ti vedo giù….” In un attimo eccola
sul mio letto, senza nemmeno rompere i vetri della finestra.
La guardo incredula… non so come comportarmi…
UNA STELLA SUL LETTO?!
L’astro si rizza su una punta… prendendo colore lentamente.
Una luce iridescente illumina la mia stanza…ma non smargiassa di chi vuol strafare…appena appena per farsi notare.
“E’ così facile avere una stella vera in casa? Basta chiamarla?” penso. “E’ facile per forza… – mi risponde – sono te.”
“Sono
una stella?” – dico senza meraviglia, anzi un po’seccata – mi stai
prendendo per il sedere?” Avrei detto volentieri culo, ma non volevo
darle confidenza.
“Dì pure culo cara, non mi scandalizzo…” e fa una risata a piena gola.
Una stella che dice culo e mi sghignazza dietro!
Ero scandalizzata! Non c’è più religione!
“Bigottona!
Son qui per aiutarti… sono te, quindi la tua più grande amica. Sei giù
di morale…hai pensieri fissi che ti fan dormire male.
Perché vuoi ammazzarti?”
Mi manca il respiro. Un qualcosa mi sale lento dallo stomaco alla gola: un magone che mi soffoca.
“Lasciati andare… non trattenere le lacrime…ci sono io vicino a te…sono scesa apposta da lassù…tutta per te!”
Le
lacrime non si fanno pregare, si rincorrono sulle mie guance una dopo l’altra. I
singhiozzi escono strazianti anche se in realtà non si sentono.
Allunga una punta, quella di sinistra e mi fa una
carezza.
Ma
dai…sto sognando…la stella sul letto in punta di stella che mi
accarezza con la sinistra…una stella mancina…Mio dio…ha pure 5 punte!
Una stella delle
Brigate Rosse!
“Non
stai sognando…conosco la ragione della tua voglia di morire ma solo se
ne parli, se svisceriamo il problema insieme, lo risolviamo. Parola di
Stella!”
Respiro profondamente. Sto per dire qualcosa che mi costa.
“Sono tanto triste perché sono
disoccupata. Ho perso il mio lavoro.”
“Come hai perso il tuo lavoro? Sei dalla mattina alla sera al computer…scrivi, scrivi, scrivi senza alzare nemmeno gli occhi.”
“Sì lo so, ma questo non è il mio lavoro. Sono nata il
teatro, a 8 giorni ero già in
scena…ho sempre recitato. Da 8 giorni a 81 anni… avevamo in scena “L’anomalo bicefalo” una satira su
Berlusconi. Ci divertivamo un sacco! Ma eravamo nell’’83… quanti anni son passati?”
“Ti stai dimenticando di
Mistero buffo,….L’avete fatto tanto…”
“Sì hai ragione…ma ora non si fa più nemmeno quello.
Poi uno
spettacolo ogni morte di vescovo, che ne muoiono pochissimi.
Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita.
È per questo che voglio morire.
Ma non so come fare.
Immersa nella vasca da bagno e tagliarmi le vene?
Poi penso allo spavento di chi mi trova in tutto quel rosso.
Buttarmi dalla finestra, ma sotto ci sono gli alberi e finisce che mi rompo tutta senza morire: ingessata dalla testa ai piedi.
Avvelenarmi
con sonniferi…ci ho già provato una volta…tre, quattro pastiglie e
acqua… avanti così per un po’ e mi sono addormentata con la testa sul
tavolo…
Insomma,
morire è difficilissimo!
A parte che mi ferma
anche il dolore che darei a Dario a Jacopo alla mia famiglia, Nora, Mattea,
Jaele (la più bella della famiglia) e tutto il parentado…alle amiche, amici.
Penso anche al mio funerale
e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi
sono state vicino, amiche e anche nemiche…vestite di rosso che cantano “
bella ciao”.
Che
tristezza essere disoccupata. “Hai messo in scena molti spettacoli che
hanno avuto gran successo ed eri sola – prosegue la Stella…Tutta casa
letto e chiesa, Parliamo di
Donne,
Sesso? Grazie tanto per gradire, Legami pure che tanto spacco tutto lo stesso, Il funerale del padrone, Il
pupazzo giapponese, Michele ‘Lu Lanzone e altri ancora che non mi ricordo… dovrei andare su internet ma non ne ho voglia.
Perché non ne rimetti uno in scena?”
Ma…sono abituata con Dario…
L’ho conosciuto in palcoscenico nel ’51… abbiam fatto
tourné, avuto successo… anche troppo. Dopo anni di fermo abbiam debuttato per due soli spettacoli in settembre del 2012 con “
Picasso desnudo”.
E adesssssso? Ci metto sei S per sottolinearti bene il concetto. Adesso nulla! Nessun programma futuro.
Deglutisco per mandar giù il magone
Dovresti aiutarmi tu Stella, dammi la forza… la voglia.
“Che
piagnona! – mi urla, mi hai proprio rotto i…No, non lo posso dire
perché lassù si incaz…Mamma mia solo parolacce mi vengono…è perché sono
scesa in terra…qui ci si sporca!
Potresti mettere in scena un testo da recitarti tutto da sola…hai un mare di materiale a disposizione. Li conosco tutti i tuoi
monologhi mai rappresentati.”
“Ma smettila, conosci i miei monologhi….”
“Certo, sono te!”
“Ah sì…Hai ragione…Sì, potrei farlo…ma poi penso a Dario la sera sperduto davanti alla
tv…che
se ne va a letto senza chiudere né tapparelle, né porta. Lo sento che
si gira e rigira tra le lenzuola pensandomi…preoccupandosi e…quindi sto
qui, accanto a lui.
Lo amo tantissimo…
ma sono proprio triste… infelice…ciao me ne vado…”
“Ma
dove vai? Ti vuoi nascondere a piangere? Piangi qui piccola…tra le mie
braccia…”All’improvviso si ingrandisce a vista d’occhio si trasforma in
una coperta di lana morbida lucente e mi avvolge tutta. Un brivido di
piacere attraversa il mio corpo…mi sento via via rilassata e sulla bocca
mi spunta un sorriso…
il più dolce della mia vita
Caro Dario tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande…
Avrei dovuto evidenziare tutto, mi piace tanto questa lettera.
La trovo ironica, straziante, ricolma d'amore.
Ed è ciò che più manca a questo mondo, l'amore.
Ciao Franca.