venerdì 31 maggio 2013

Femminismo!

Mi capita di rado di commuovermi per la morte di un personaggio famoso, ma la morte di Franca Rame mi ha davvero addolorata, come può morire una persona che ha quel sorriso?
Come possiamo dimenticarla, come si può dimenticare quello che tante donne, meno famose, nell'ombra, hanno fatto per noi.



Mi infastidisce chi parla di femminismo con sarcasmo e disprezzo.
Senza le femministe, come Franca, io non sarei certo libera di esprimermi sul mio blog, mia figlia non potrebbe aspirare alla presidenza della repubblica, le avvocatesse non esisterebbero, le dottoresse men che meno, saremmo ancora delle fatucchiere temute ed odiate, e le signore parlamentari pensano forse che si sederebbero sulle loro poltrone, se non ci fossero state le femministe?

Questo mondo così smemorato non rende merito a chi è passato su queste strade prima di noi.



Queste donne avevano un'aria dimessa ma indomite hanno lottato e rischiato perché trovavano ingiusto il loro modo di vivere e non volevano che ciò proseguisse.

La lotta non è cessata, abbiamo combattuto con i nostri uomini sulle montagne, le donne partigiane combattenti ci sono state, ma pur avendole avute al loro fianco come compagne,gli uomini, anzi i maschi, hanno continuato a temerle, così le nipoti e le figlie delle partigiane hanno ripreso la lotta, la rabbia era solo sotto la cenere, brace mai spenta.

Hanno urlato, lottato, parlato, sofferto, per noi.
il nostro presente non è certo quello che sognavano.
Erano senza armi, perchè non servono le armature per combattere i pregiudizi e l'ignoranza.
La verità nuda e cruda è ciò che occorre per far crollare le mura.
 Ed ecco le Femen, nude, contro chi della loro nudità si fa beffa, contro i potenti corrotti, contro le ingiustizie, contro tutto ciò che può rispedirci con un calcio in culo nel 1800.
Ci vogliono un mucchio di maschi muscolosi per abbattere delle ragazze nude.

 mi fa molta impressione la violenza con cui questo goffo maschio in divisa, tiene ferme DUE donne, e la faccia dell'ufficiale nella foto in alto parla da se, il disprezzo verso la ragazza è palese, queste donne dimostravano a seno nudo contro colui che dello sfruttamento della donna è il simbolo.

Non so cosa pensasse Franca Rame delle Femen, io penso che sia un bene che le coscienze si siano risvegliate, peccato che tutto ciò risci di essere strumentalizzato, magari dalla pubblicità, vero padrone e leader delle nostre vite.



Lettera d’amore a Dario

CHI È DI SCENA…
Sono nata nel 1929.
Quando ero piccola, sette, otto anni, mi veniva in testa un pensiero che mi esaltava: morire.
Quando morirò?
Com’è quando si muore?
Come mi vestirò da morta?
Forse mamma mi metterà quel bel vestito che m’ha cucito lei di taffetà lilla pallido orlato da un bordino di pizzo d’oro.
“Sembri un angelo! Quanto è bella la mia bimba che compie gli anni!” mi diceva.
A volte mi stendevo sul lettone di mamma: vestito, calze, scarpe, velo bianco in testa, una corona del rosario tra le mani poste sul petto (tutta roba della Cresima), felice come una pasqua aspettavo che qualcuno mi venisse a cercare e si spaventasse…scoppiando in singhiozzi. “E’ mortaaa! Franchina è mortaaaaa?!” E tutti a corrermi intorno piangendo…arrivavano i vicini, il prete e tutti rosariavano in coro.
Arrivasse un cane di un cane. Nessuno spuntava.
Nell’attesa mi addormentavo.
Al risveglio ero incazzata nera.
“La prossima volta vi faccio vedere io!” bisbigliavo minacciosa.
Poi mi sgridavo: “Cattiva, sei cattiva!!! Dare un dolore così grande alla tua mamma. Vergognati! Con tutti il bene che ti vuole…”
“Ascoltami Franchina… – mi diceva mamma – ci sono delle regole nella vita che vanno rispettate, ogni giorno: non poltrire nel letto, la prima cosa che devi fare, come apri gli occhi è sorridere. Perché? Perché porta bene. La seconda correre in bagno, lavarti con l’acqua tiepida, orecchie comprese, velocemente, vestirti. Far colazione e via di corsa a scuola. Salutare con un sorriso le persone che conosci, se aggiungi al sorriso un ciao-ciao con la manina è ancora più gentile. Non dare confidenza ai maschi. Tenerli a rispettosa distanza. Non accettare dolci o regali da nessuno…specie se uomini. Non parlare mai con gli estranei. Mi raccomando bimba, non prendere freddo, d’inverno sempre la cuffietta di lana all’uncinetto con i pom-pom rosa che ti ha regalato la zia Ida…gli stivaletti rossi di Pia (mia sorella maggiore) che non le entrano più. Ti voglio bene-bene-bene.” Lo ripeteva tre volte con ardore perché mi si inculcasse bene nel cervello. “Fai attenzione a tutto…come attraversi la strada…guai se vai sotto a una macchina. Ti rompi tutta…ricordati che ci ho messo nove mesi a farti!”
Me ne andavo felice…Un po’ soprappensiero per quei nove mesi di lavoro per la mia mamma a farmi. E’ stata impegnata per un bel po’ di tempo…tutti quei mesi!
La vedevo intenta a mettere insieme i pezzi.
Ma dove li prendeva?
Forse c’eran dei negozi nascosti che li vendevano: “Vorrei due gambette con i piedini, due braccine con le manine, un corpicino, la testolina no…ho una bellissima bambola lenci di quando ero piccola…ci metto quella. “Chiederò a mamma, quando sarò più grande che mi spieghi come ha fatto a confezionarmi.
Ora siamo nel 2013. Da allora sono passati molti anni. Sono arrivata agli 84 il 18 luglio. Faremo una bella festa tutti insieme.
Quando Jacopo era piccolo, a Natale arrivavano regali da ogni parte…più i nostri.
Li posavamo tutti sul tavolone della sala da pranzo. Come il bimbo si svegliava lo si portava tenendolo in braccio davanti a tutto quello che aveva portato il Bambin Gesù. Ci si incantava a guardarlo.
Meraviglia, felicità, grida, risate. “Grazie Bambin Gesù…grazie!!!” gridava guardando verso il soffitto come fosse il cielo…poi seduto sul tappeto a scoprire e godersi i suoi giochi.
All’arrivo della torta con le candeline, non riuscivamo a convincerlo a soffiare per spegnerle.
“Lo devi fare! Soffia!!”
“Perché?”
“Perché cresci più in fretta! Soffia!”
Era un bimbo molto curioso e pensoso. Chiedeva sempre: e cosa vuol dire questo e perché no…Una volta sui 5 anni, stava appoggiato al davanzale del balcone su di una sedia con un filo in mano che agitava. “Che fai Jacopino?”
“Do da mangiare al vento…”
Ero un po’ preoccupata.
Mi diverto molto con le mie nipotine. Quando Mattea (la figlia di Jacopo) era piccola, sui sei anni e veniva a trovarci a Sala di Cesenatico a passare l’estate con noi, le preparavo una festa alla grande. Compravo al mercato di tutto…non che spendessi tanto. Nascondevo i regalini spargendoli nel giardino tra alberi e cespugli e via con il gioco del “freddo e caldo”: si girava di qua e di là…davo segnali dei nascondigli dicendo “fredddo… freddo… tiepidino caldino… caldo, caldissimo… oddio brucia!” Mattea infilava la manina nel cespuglio, trovava il pacchetto, si sedeva su prato e lo scartava mandando grida di gioia.
Una mia cara amica, Annamaria Annicelli aveva un grande negozio dove vendeva di tutto e mi regalò per Mattea un mare di Barbie con fidanzato Ken. Cartoncini con guardaroba completo: abiti per tutte le occasioni.
Come ogni estate per anni, arrivò la mia dolce bimba più bella che mai. Le sbatto un uovo con zucchero e cacao – la rusumàta si chiama a Milano – che le piace tanto. Se la mangia leccandosi i baffi.
“Vieni, andiamo a fare il gioco del caldo-freddo.”
Lancia un urlo di felicità.
Le avevo preparata una festa alla grande. E via che si parte: freddo… freddo… tiepidino… caldo… caldissimo! E dal cespuglio estrae una Barbie…poi un’altra…poi il fidanzato Ken, cartelle con abiti…ad un certo punto si lascia andare sull’erba sfinita: “E’ troppo nonna… è troppo!” Quando Jacopo, dopo tre mesi, veniva a prenderla era un momento triste per tutte e due. Ce ne stavamo abbracciate e silenziose in attesa della partenza. Saliva in macchina. La salutavo con la mano e mi scendevano le lacrime…pure lei piangeva. Cercavamo tutte e due di sorridere… ma si faceva fatica.
Una gran fatica.
Una volta, quando eravamo più giovani Dario ed io ci si faceva festa ai compleanni. Festa? Una festicciola…nulla di speciale. La torta, le candeline…dell’anno prima, qualche amica, amici…Ricordo invece un fantastico compleanno, il mio settantesimo a Sala di Cesenatico. Non mi aspettavo nulla di speciale. Invece…
Quella mattina mi svegliai un po’ tardi, Jacopo venne a prendermi in camera dicendomi che Dario aveva bisogno di me…Neanche la mattina del mio compleanno posso restare disoccupata…scendo le scale, esco in veranda, e lì mi trovo una folla con i musicisti che suonavano, clown e maschere e tanta gente, amici venuti da ogni parte, ci saranno state cento persone, tutti a cantare tanti auguri a te…Mi sono messa ad abbracciare tutti uno per uno…Erano veramente tanti, che a un certo punto mi sono dovuta sedere…Anche per l’emozione. Poi siamo andati a mangiare fuori, sul porto canale di Cesenatico, e anche lì c’erano parecchi amici che erano venuti a festeggiarmi. Ogni tanto mi stupisco di quanta gente mi voglia bene. È proprio una grande fortuna…
UNA STELLA SUL LETTO?!
Una volta mi piaceva guardare il cielo di notte. Specie in inverno. Sottozero il blu è più intenso. Le stelle spiccano come brillanti.
Preziose.
Ieri notte niente. Ce ne erano poche ma una ha attirato la mia attenzione era una stella senza luce, piatta come fosse di plastica opaca.
“Vieni qui” le ho detto… hai dei problemi? Ti vedo giù….” In un attimo eccola sul mio letto, senza nemmeno rompere i vetri della finestra.
La guardo incredula… non so come comportarmi…
UNA STELLA SUL LETTO?!
L’astro si rizza su una punta… prendendo colore lentamente.
Una luce iridescente illumina la mia stanza…ma non smargiassa di chi vuol strafare…appena appena per farsi notare.
“E’ così facile avere una stella vera in casa? Basta chiamarla?” penso. “E’ facile per forza… – mi risponde – sono te.”
“Sono una stella?” – dico senza meraviglia, anzi un po’seccata – mi stai prendendo per il sedere?” Avrei detto volentieri culo, ma non volevo darle confidenza.
“Dì pure culo cara, non mi scandalizzo…” e fa una risata a piena gola.
Una stella che dice culo e mi sghignazza dietro!
Ero scandalizzata! Non c’è più religione!
“Bigottona! Son qui per aiutarti… sono te, quindi la tua più grande amica. Sei giù di morale…hai pensieri fissi che ti fan dormire male. Perché vuoi ammazzarti?
Mi manca il respiro. Un qualcosa mi sale lento dallo stomaco alla gola: un magone che mi soffoca.
“Lasciati andare… non trattenere le lacrime…ci sono io vicino a te…sono scesa apposta da lassù…tutta per te!”
Le lacrime non si fanno pregare, si rincorrono sulle mie guance una dopo l’altra. I singhiozzi escono strazianti anche se in realtà non si sentono.
Allunga una punta, quella di sinistra e mi fa una carezza.
Ma dai…sto sognando…la stella sul letto in punta di stella che mi accarezza con la sinistra…una stella mancina…Mio dio…ha pure 5 punte!
Una stella delle Brigate Rosse!
“Non stai sognando…conosco la ragione della tua voglia di morire ma solo se ne parli, se svisceriamo il problema insieme, lo risolviamo. Parola di Stella!”
Respiro profondamente. Sto per dire qualcosa che mi costa.
“Sono tanto triste perché sono disoccupata. Ho perso il mio lavoro.”
“Come hai perso il tuo lavoro? Sei dalla mattina alla sera al computer…scrivi, scrivi, scrivi senza alzare nemmeno gli occhi.”
“Sì lo so, ma questo non è il mio lavoro. Sono nata il teatro, a 8 giorni ero già in scena…ho sempre recitato. Da 8 giorni a 81 anni… avevamo in scena “L’anomalo bicefalo” una satira su Berlusconi. Ci divertivamo un sacco! Ma eravamo nell’’83… quanti anni son passati?”
“Ti stai dimenticando di Mistero buffo,….L’avete fatto tanto…”
“Sì hai ragione…ma ora non si fa più nemmeno quello.
Poi uno spettacolo ogni morte di vescovo, che ne muoiono pochissimi.
Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita.
È per questo che voglio morire.
Ma non so come fare.
Immersa nella vasca da bagno e tagliarmi le vene?
Poi penso allo spavento di chi mi trova in tutto quel rosso.
Buttarmi dalla finestra, ma sotto ci sono gli alberi e finisce che mi rompo tutta senza morire: ingessata dalla testa ai piedi.
Avvelenarmi con sonniferi…ci ho già provato una volta…tre, quattro pastiglie e acqua… avanti così per un po’ e mi sono addormentata con la testa sul tavolo…
Insomma, morire è difficilissimo!
A parte che mi ferma anche il dolore che darei a Dario a Jacopo alla mia famiglia, Nora, Mattea, Jaele (la più bella della famiglia) e tutto il parentado…alle amiche, amici.
Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche…vestite di rosso che cantano “bella ciao”.
Che tristezza essere disoccupata. “Hai messo in scena molti spettacoli che hanno avuto gran successo ed eri sola – prosegue la Stella…Tutta casa letto e chiesa, Parliamo di Donne, Sesso? Grazie tanto per gradire, Legami pure che tanto spacco tutto lo stesso, Il funerale del padrone, Il pupazzo giapponese, Michele ‘Lu Lanzone e altri ancora che non mi ricordo… dovrei andare su internet ma non ne ho voglia.
Perché non ne rimetti uno in scena?”
Ma…sono abituata con Dario…
L’ho conosciuto in palcoscenico nel ’51… abbiam fatto tourné, avuto successo… anche troppo. Dopo anni di fermo abbiam debuttato per due soli spettacoli in settembre del 2012 con “Picasso desnudo”.
E adesssssso? Ci metto sei S per sottolinearti bene il concetto. Adesso nulla! Nessun programma futuro. Deglutisco per mandar giù il magone
Dovresti aiutarmi tu Stella, dammi la forza… la voglia.
“Che piagnona! – mi urla, mi hai proprio rotto i…No, non lo posso dire perché lassù si incaz…Mamma mia solo parolacce mi vengono…è perché sono scesa in terra…qui ci si sporca!
Potresti mettere in scena un testo da recitarti tutto da sola…hai un mare di materiale a disposizione. Li conosco tutti i tuoi monologhi mai rappresentati.”
“Ma smettila, conosci i miei monologhi….”
“Certo, sono te!”
“Ah sì…Hai ragione…Sì, potrei farlo…ma poi penso a Dario la sera sperduto davanti alla tv…che se ne va a letto senza chiudere né tapparelle, né porta. Lo sento che si gira e rigira tra le lenzuola pensandomi…preoccupandosi e…quindi sto qui, accanto a lui. Lo amo tantissimoma sono proprio triste… infelice…ciao me ne vado…”
“Ma dove vai? Ti vuoi nascondere a piangere? Piangi qui piccola…tra le mie braccia…”All’improvviso si ingrandisce a vista d’occhio si trasforma in una coperta di lana morbida lucente e mi avvolge tutta. Un brivido di piacere attraversa il mio corpo…mi sento via via rilassata e sulla bocca mi spunta un sorrisoil più dolce della mia vita
Caro Dario tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande…


Avrei dovuto evidenziare tutto, mi piace tanto questa lettera.
La trovo ironica, straziante, ricolma d'amore.
Ed è ciò che più manca a questo mondo, l'amore.
Ciao Franca.




martedì 28 maggio 2013

i saggi dei miei figli




Francesco ed Aurora suonano, lui la chitarra e l'oboe, lei il pianoforte,
studiano questi strumenti, con facilità, io non mi ci ritroverei in quei tasti, nelle corde, nel muovere le dita seguendo un pentagramma.


Sono cose impensabili per me.
La musica è come la matematica.


 A differenza della matematica, la musica mi offre la possibilità di colorare le mie ore.
Ascoltare i miei ragazzi suonare è emozionante, guardare Francesco che non distoglie lo sguardo dalla chitarra per non incontrare gli sguardi di chi lo sta ascoltando, con labbra serrate e mani sudate, la schiena dritta e il portamento fiero; Aurora non la vedevo in volto, osservavo rapita la sua schiena, la curva armoniosa delle spalle e la sua delicata nuca, la codina di capelli biondi, c'era tutta la sua fragilità e la sua forza.

Aurora si racconta, racconta di se e delle sue amicizie, si arrabbia, si commuove piange e ride.
i suoi sentimenti sono palesati senza ritrosie.
Anche quando è indispettita non cela il suo disappunto.
Francesco è invece come un'ostrica, deve avere una perla gigante e bellissima dentro di lui, ma raramente dischiude le sue valve, lacrime e urli sono troppo ingombranti per il suo cuore.
Penso sia paura del vuoto, in effetti al termine di un bel pianto ci si sente svuotati e la sensazione è di pesante leggerezza, anche gli urli ci alleggeriscono, ma rimane nell'anima la pesante sensazione dell'inutilità di tale atto.

Ed anche oggi il pensiero corre a te, a quando mi dicesti: "Devo stare bene perché voglio vedere Francesco suonare al suo saggio."
Oggi avresti gioito con noi perché anche la tua piccolina è stata brava e ci ha emozionati.
Francesco è stato bravissimo.
Nella sua stanza alloggeranno, presto, le fonti della tua fantasia, non ha voluto lasciarle non ti ha mai lasciato.
Aurora coltiva nel cuore tutti i tuoi insegnamenti, conosce storie che gli altri bambini non conoscono e non le dimenticherà mai.

giovedì 23 maggio 2013

Lo specchio delle brame

 Non è detto che se mi guardo allo specchio mi vedrò per quello che sono.
Certo un po' mi assomiglio.
Sono invecchiata, stanca, un po' molle.
A volte mi piaccio, ma accade sempre più raramente.
 Da ragazza non amavo leggere e la musica era un lontano sottofondo.
Adesso i libri mi sono amici e la musica è prepotentemente entrata nella mia vita.
Mio marito da sempre ascolta musica.
i miei figli suonano.
Invidio la loro capacità di muovere le mani su corde e tasti.
I libri mi aiutano a fare il punto.
frasi e sensazioni si rincorrono.





 Ma la luce che anelo, non è ne nei libri ne nella musica e nemmeno nei miei banali disegni.
ma la desidero davvero?
Adoro l'ombra e il buio.
non amo il rumore e il vociare.
Amo il silenzio delle parole non dette ma sentite con l'anima.






Libera e felice sono due aggettivi che vorrei tanto poter utilizzare per identificarmi, invece mi definirei vincolata e noiosa.

martedì 21 maggio 2013

ricaricarsi.

 Non mi va di fare niente.
Sono a casa a causa di un intervento al tunnel carpale, non riesco a fare molto, i giorni scorsi avrei tanto voluto disegnare ma non potevo, anche ora impugnare una matita è doloroso.
Dicono io sia una creativa, in realtà sono una pigra con fantasia.
Ma adesso che non posso fare molto, ho un sacco di idee per la testa.






Osservare la mia vita non mi dispiace.
A volte mi sorprendo perchè è ricca e piena, 
altre volte mi demoralizzo, 
mi sembra così vuota.
Io mi sento vuota.

...il fatto di trascorrere molte ore in solitudine, con la sola compagnia della mia micia, mi ha dato modo di assaporare la solitudine.
Non è poi così male, 
il tempo scorre veloce comunque.
 
Il tempo è veramente un tiranno.
Siamo invecchiati, senza avere il tempo di accorgerci che i giorni volavano via.
Siamo invecchiati ed inaciditi, 
per quanto ci si provi non ritroviamo mai la serenità di un tempo.
Eravamo davvero sereni?
Lo siamo mai stati?
Sono più gli sbuffi insofferenti che i sospiri sognanti.
Ho mai sospirato sognante?



 Ho messo in scena, lo spettacolo dell'allegria,
 ho recitato la parte nel migliore dei modi, 
pochi hanno racolto il mio S.O.S.
Direi nessuno.
Adesso, come i vecchi comici, sono stanca di essere un giullare di corte, austerità e rigore non mi appartengono, ma nemmeno il mondo dei clown fa per me.
Voglio essere io, ed è una gran fatica.

 
Mi ritrovo a passeggiare nei ricordi,
 quelli lontani, 
osservo il futuro nei miei figli,
ho il passo e lo sguardo pesante di chi ha già provato abbastanza ma sa che non finisce qui.
Sono preoccupata, 
arriva l'estate con le ferie e il viaggio,
 non so dove metterò la mia amata Mimì,
Non so dove andremo e cosa faremo.
Non amo l'estate e i suoi riti.
In realtà non amo nessuna ritualità.
 

domenica 12 maggio 2013

guardare lo specchio dei ricordi

Mi piace rileggermi.

Sono abituata a i miei pensieri, ma sono sorpresa di come li esprimo con le parole.
Ci sono frasi che non ricordavo di aver pensato.
Non scrivo bene come mia sorella, lei è nata con le parole dentro, che volevano uscire ed ha imparato ad utilizzarle in modo cauto ed appropriato.
Io le utilizzo da poco, sono affascinanti.
 Rileggersi è come guardarsi allo specchio.
Nelle parole si riflette la mia anima.
La parola scritta è coraggiosa e intima.
Serve dare una spolverata ai ricordi, ti spinge a riflettere su ciò che sei ora, un diario è un' ottimo confessore ed una finestra sulla tua anima.
Scrivo molto del dolore e della gioia, serenità e tristezza viaggiano mano nella mano.
Non è forse così la vita di tutti?

venerdì 10 maggio 2013

Pietro

Io ho un compagno che sa come far risplendere il sole di primavera e come riscaldare il buio dell'inverno.

D'inverno la mia casa è calda ed accogliente, il panno sul divano, le luci soffuse, la preparazione del Natale.
A primavera il mio balcone si riempie di fiori e piante, ogni anno torna la vita, mi dimentico di vivere in città, dalla finestra solo colori.
Le api festeggiano sul mio balcone, arrivano anche farfalle e moschine, per la gioia degli occhi e della mia micia.
Tutto questa magia di primavera avviene grazie a Pietro, il mio orso.
lui ha la costanza di far tornare la vita ogni anno, passa interi pomeriggi a muovere la terra con le sue bellissime mani, le piante lo sanno che lui le ama e lo ricompensano esplodendo di fiori.
Accarezza la terra così come accarezza i suoi figli, anche loro sanno dell'amore del loro padre e sono germogli sempre fioriti.
Io assaporo ogni dolce carezza inaspettata ma attesa.
D'inverno spetta a me il letargo, il forno comincia a lavorare, profumo di torta e di arrosti, ma a lui spetta la Domenica, profumo di pizza.
Pietro
Papà
Protezione
Pazienza
Pizza
Pollice verde
Pulito
Pelle
Profumo
                      per sempre

giovedì 9 maggio 2013

le lacrime non lavano via il dolore.


 L'anno scorso, eravamo sempre in attesa, non di una nascita ma dell'aggravarsi della tua salute.
Il telefono era perennemente a portata di mano, l'auto pronta a partire, le ruote della mia bici gonfie ( la mia bici, me l'hanno rubata sotto casa tua, e adesso ne ho una speciale, me l'hai regalata tu).

Nel posto in cui andammo dopo l'ultimo ricovero in ospedale, noi trovammo la pace, io mi sentivo bene li, potevo stare con te, averti tutto per me, come non accadeva da tanto, la vita scorreva lenta eppure è sembrato un'attimo.
Mi sforzo di ricordare il prima, ora un po' ci riesco, poi le lacrime inondano il cuore e tracimano.


 Non possiamo lasciare alle spalle ciò che vivemmo in quei giorni, io sento ancora tutto e non voglio dimenticarlo, ripercorro con la mente i corridoi dell' Hospice, sento le voci, rivedo i mobili i quadri i visi di chi incontravo, non voglio lasciarli, sono un regalo importante.
Anna, che sa scrivere meglio di me, in quei pomeriggi passati a cullarti scrisse questa bellissima poesia.
Chi ci conosce ci riconoscerà, chi non sa quale forza della natura sia la mia famiglia, imparerà a conoscerci.

25/08/12

ti guardo, mi guardi
ci guardiamo
Come stai?
Bene grazie.
Non è vero
tu lo sai, io lo so
Ti peso, mi pesi
ci soppesiamo.
Dove siamo?
Non lo so.
non è vero
tu lo sai io lo so
Siamo alla fine della strada
tu lo sai io lo so
Parliamo(di nulla)
ridiamo, scherziamo,
leggiamo i nostri libri
ascoltiamo la musica...
Oggi è un altro giorno
e ogni giorno è vita.
A.

martedì 7 maggio 2013

storie





Sto leggendo un libro di Isabel Allende,La somma dei giorni, mi piace molto il modo in cui scrive, vorrei essere in grado di raccontare la mia famiglia come fa lei, anche per noi la vita si è presentata a volte dolce e soffice, a volte amara e dura.
mi piacerebbe scrivere della mia infanzia come la ricordo io, forse mi aiuterebbe a crescere, forse mi terrebbe legata ai giorni che furono.
vorrei poter raccontare di mondi abitati da magia e mistero, ma per me che non sono cilena questo è alquanto difficile, la magia nella mia vita, o lo spirito, sono arrivati da poco, le presenze avvertite come amiche le ho incontrate da pochi anni.
Il mio passato è ricco, e così pure il mio presente, chissà un giorno mi metterò a raccontare le piccole avventure magiche e speciali di cui sono stata testimone, senza saperlo.
la signora Allende è consapevole sin dall'infanzia, che le presenze benevole ci sono e ci possono sostenere, io ero terrorizzata dai fantasmi, non credo che avrei retto all'incontro.
Anche nel nostro meridione lo spirito delle persone amate protegge i bambini, e i bambini non hanno paura.