martedì 28 maggio 2013

i saggi dei miei figli




Francesco ed Aurora suonano, lui la chitarra e l'oboe, lei il pianoforte,
studiano questi strumenti, con facilità, io non mi ci ritroverei in quei tasti, nelle corde, nel muovere le dita seguendo un pentagramma.


Sono cose impensabili per me.
La musica è come la matematica.


 A differenza della matematica, la musica mi offre la possibilità di colorare le mie ore.
Ascoltare i miei ragazzi suonare è emozionante, guardare Francesco che non distoglie lo sguardo dalla chitarra per non incontrare gli sguardi di chi lo sta ascoltando, con labbra serrate e mani sudate, la schiena dritta e il portamento fiero; Aurora non la vedevo in volto, osservavo rapita la sua schiena, la curva armoniosa delle spalle e la sua delicata nuca, la codina di capelli biondi, c'era tutta la sua fragilità e la sua forza.

Aurora si racconta, racconta di se e delle sue amicizie, si arrabbia, si commuove piange e ride.
i suoi sentimenti sono palesati senza ritrosie.
Anche quando è indispettita non cela il suo disappunto.
Francesco è invece come un'ostrica, deve avere una perla gigante e bellissima dentro di lui, ma raramente dischiude le sue valve, lacrime e urli sono troppo ingombranti per il suo cuore.
Penso sia paura del vuoto, in effetti al termine di un bel pianto ci si sente svuotati e la sensazione è di pesante leggerezza, anche gli urli ci alleggeriscono, ma rimane nell'anima la pesante sensazione dell'inutilità di tale atto.

Ed anche oggi il pensiero corre a te, a quando mi dicesti: "Devo stare bene perché voglio vedere Francesco suonare al suo saggio."
Oggi avresti gioito con noi perché anche la tua piccolina è stata brava e ci ha emozionati.
Francesco è stato bravissimo.
Nella sua stanza alloggeranno, presto, le fonti della tua fantasia, non ha voluto lasciarle non ti ha mai lasciato.
Aurora coltiva nel cuore tutti i tuoi insegnamenti, conosce storie che gli altri bambini non conoscono e non le dimenticherà mai.

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