L'anno scorso, eravamo sempre in attesa, non di una nascita ma dell'aggravarsi della tua salute.
Il telefono era perennemente a portata di mano, l'auto pronta a partire, le ruote della mia bici gonfie ( la mia bici, me l'hanno rubata sotto casa tua, e adesso ne ho una speciale, me l'hai regalata tu).
Nel posto in cui andammo dopo l'ultimo ricovero in ospedale, noi trovammo la pace, io mi sentivo bene li, potevo stare con te, averti tutto per me, come non accadeva da tanto, la vita scorreva lenta eppure è sembrato un'attimo.
Mi sforzo di ricordare il prima, ora un po' ci riesco, poi le lacrime inondano il cuore e tracimano.
Non possiamo lasciare alle spalle ciò che vivemmo in quei giorni, io sento ancora tutto e non voglio dimenticarlo, ripercorro con la mente i corridoi dell' Hospice, sento le voci, rivedo i mobili i quadri i visi di chi incontravo, non voglio lasciarli, sono un regalo importante.
Anna, che sa scrivere meglio di me, in quei pomeriggi passati a cullarti scrisse questa bellissima poesia.
Chi ci conosce ci riconoscerà, chi non sa quale forza della natura sia la mia famiglia, imparerà a conoscerci.
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