martedì 27 ottobre 2015

stanca

 Ci risiamo, sono stanca.
Stanca di essere stanca, stanca di far pesare la mia stanchezza, stanca di questa vita che ho scelto (?) e che non mi corrisponde.
Stanca di scrivere che sono stanca. Provo a rialzarmi, provo a vivere, ma ripiombo in questo fango, so perché, conosco la soluzione, ma non ho forze, sono completamente risucchiata dalle mie sabbie mobili, questo blog, grazie a l cielo, è ignorato così mi sembra di confidarmi in realtà parlo da sola, come ormai faccio ripetutamente, a nessuno interessano le lamentele di una depressa cronica e a me sembra di crogiolarmici dentro, ma tutto è faticoso, anche il solo premere su questi tasti, anche il solo mettere in fila i pensieri, la fragilità è una brutta cosa ma il marcirci dentro è peggio.
Il disordine che mi circonda mi soffoca e non riesco a liberarmene, perché sono stanca? di cosa?
 Di tutto
Di me


lunedì 5 ottobre 2015

tutta colpa di una mela

Sono anni di fuoco i vostri, sono anni di quiete i nostri.
Ci ritroviamo tutti e quattro invischiati in età scomode, preadolescenza, adolescenza e maturità.
il tempo inesorabile non lo si può fermare, anelare all'alternativa non è consigliato.
Ricordo che la mia grande paura, alla vostra età, era la morte, la fine di tutto e io dove sarò? Mi ricorderete? Cosa accadrà a chi resta dopo di me e perché non sono io quello che può restare?
Come in un cerchio , dopo un periodo di calma apparente dei pensieri, eccola ancora li la domanda delle domande: Perché ci sono se dovrò andarmene per sempre? Sai cosa mi interessa se di me avrete un buon ricordo o un pessimo ricordo? Io tanto, non sarò li per raccogliere buoni o cattivi frutti.
Dove potrò trovare i profumi delle vostre pelli? dove il calore del vostro respiro?Dove sentirò le vostre voci? Dove saranno andate le nostre risate? Che cosa avrete imparato da me che la vita da sola non vi avrebbe potuto insegnare? In cosa si tradurrà per me il vostro ricordo? I ricordi avranno forma e consistenza nel luogo che non si sa se esiste? Il credere in quel luogo può farlo diventare tangibile?
 continuo a non avere risposte a queste domande.
Ma perché tornano a galla proprio adesso? Cosa mi ha fatto credere di averle archiviate?
Penso che l'essere stata indispensabile nella vita dei miei figli mi abbia un po' rapita (per fortuna) da questa mente di scimmia curiosa che mi ritrovo a seguire. Le loro necessità erano di ordine pratico, cartelle, cerotti sulle ginocchia, preparare la merenda, portarli a scuola, preparare i compleanni e via dicendo.
Ora, essendo cresciuti li vedo meno bisognosi di aiuto concreto e più bisognosi un sostegno di tipo impalpabile, fatto di passi accennati, frasi caute, sgridate attente a non ferirli, rimproveri sussurrati lontani da occhi indiscreti e orecchie curiose.
il prendersi per mano è metaforico, fino a poco tempo fa il calore delle loro mani era reale e un po' appiccicaticcio.
 Il laghetto incantato in cui credevo avrei raccolto ninfee per l'eternità è scomparso.

Ora si viaggia con cautela su un campo minato, inebriante ma pauroso, io e vostro padre con i nostri cinquant'anni, voi con la 
vostra giovinezza, noi che come tutti i"vecchi" fatichiamo a comprendere, navighiamo a vista, lo abbiamo sempre fatto ma la carta si è capovolta, ora i forti siete voi, non siete ancora pronti a sorreggerci e noi iniziamo ad avere le nostre difficoltà nel camminarvi a fianco.

Tornando alla domanda iniziale, perchè siamo qui?
Cosa ci stiamo a fare?

Non posso pensare, seriamente, che il mondo possa fare a meno di me e di voi.
la morte continua  a farmi paura, mi balena un pensiero in testa.


                            Se la mela invece di Adamo l'avesse addentata Eva
                              le cose sarebbero andate diversamente.




E si ricomincia con la paranoia



sabato 31 gennaio 2015

iniziare dalla fine



Come si inizia a raccontare se non dall epilogo

Come non essere banali quando si vuole raccontare di sentimenti.

Come dire cose chenon siano già state dette

Siamo nei giorni del natale, non riesco a definirle festivitá

Io lavoro, voi siete a casa, invecchiamo, crescete, ci si ritrova per abitudine,dovere e raramente per affetto

Penso che i miei 50 anni, segnano il mio viso inesorabilmente, ho occhiaie infinite, sorrisi tirati e soprattutto un viso stanco e appesantito dai chili di cibo ingurgitati per ingoiare la solitudine.

Ho due figli, maschio e femmina, un marito, a cui sono fedele da trenta anni ormai.

Dipendo da 10 gtt di antidepressivo piú 5gttdi ansiolitico mattina e sera, antiipertensivo e betabloccante tutte le mattine, faccio un lavoro con i turni  e quando tutti sono a casa io sono al lavoro e se sono a casa sono stanca.

Ho una gatta, e un acquario.

Ho una casa, ho uno stipendio, ho il frigo pieno, ho l'armadio pieno, ho tanti trucchi e  tanti profumi.

Sono noiosa come queste poche parole che giá mi sembrano troppe

Raccontare l'ovvietá senza essere banali e fiaccosi non é per nulla semplice

 ricordi vaghi, confusi, senza tempo, ambientati piú nella mia testa che nel tempo e nei luoghi. Non mi piacciono le persone che me li vogliono correggere e collocare

Sono ricordi, suoni, odori e sensazioni, il pizzicore del naso quando ne combinavo una, il senso di pace quando stavo con i miei animali, il completo abbandono quando disegnavo, opprimente senso di difficoltá che provavo nello stare con gli altri, sono miei e non hanno ne tempo ne luogo.


venerdì 2 gennaio 2015

02/02/2015


è veramente troppo, troppo tempo che non scrivo, ma i pensieri sono come le nuvole, non sempre sembrano panna montata, più spesso sono incombenti minacciosi come le nuvole dei temporali.
Scrivere diventa difficile, le parole volano via come foglie spazzate dal vento, i pensieri si inzuppano di pioggia salata, strizzarli non serve a niente li sgualcisce e li rende illeggibili come le lettere su un foglio lasciato all'intemperie.

 Mi accorgo di cercare la mano che mi si tende, non la vedo è così lontana o forse è così vicina che non rientra nel mio campo visivo, ho perso la volontà del confronto, tendo a rinchiudermi in un mutismo ostinato del cuore, vorrei emozioni ma le rifuggo.
Così la vita mi appare di quell'azzurrino tenue che non è felicità, nemmeno quiete, è indifferenza.
 Sullo stradario della città che popola la mia anima non esiste il Vicolo della felicità, esiste il viottolo per schivare la salita, l'angolo dove riposare, la piazzetta protetta dalle case circostanti, un vicolo della felicità ti invita a percorrerlo perché in fondo ad esso si potrebbe trovare piazza della serenità.
Ho compiuto da poco 50 anni non ci credevo ma è spiazzante dirlo, finché avevo 49 anni dire "quasi 50" era civetteria ora i miei 50 tondi tondi sono un cappotto pesante sotto il quale non ti riscaldi, soffochi.
Come ho vissuto questi 50 anni? li ho vissuti davvero? o mi sono lasciata vivere da loro.

Osservo il mio passato, che per altro è molto confuso e se mi fermo a pensarci...meglio di no.
Non ho commesso gravi errori nella vita, ho fatto gli errori che molti commettono, in buona fede, ma li ho fatti e ora mi osservano con occhi cupi e pieni di rammarico.
Non ho fatto molte scelte ma quelle decisive si, ritengo di aver scelto, il matrimonio, la nascita dei miei figli e di amare per sempre un unico uomo, per sempre non è poco.

giovedì 1 gennaio 2015

Chissà perchè me lo chiedo?

Perché abbiamo bisogno di raccontare, raccontarci, parlare di chi non c'è più?
 Perché si ascoltano le vecchie canzoni? 
Perché guardare le vecchie foto e perdersi nel dettaglio di un sorriso, uno sguardo, rievocare voci, odori, sensazioni che sono svanite?





Sono il desiderio del ritorno delle radici, di ciò che non abbiamo, i nostri sono piedi ci servono per muoverci da un luogo all' altro eppure cerchiamo la patria, il seno della mamma, l'eterno cordone ombelicale che ci tiene ancorati alla sicura sponda della famiglia, anche quando quest' ultima cosí sicura non é.



Perché scrivere, suonare, dipingere, fotografare?
 Perché? 
Perchè la nostra mente non riposa mai?
Perchè dobbiamo rispondere sempre?
E se non ci fosse risposta?
E se il vivere fosse lasciarsi vivere?
E se io, tu, noi, loro, chi è stato e chi sarà, in fondo non esistessimo davvero?

E se fossimo il frutto di un sogno di una mente unica e grande, un cervellone megaultragalattico, che sogna o ha incubi, a volte a colori
a volte in bianco e nero ma mai silenziosi perchè la mente, la nostra, la sua, la vostra,
 fa sempre rumore, i rumore del vento, delle pagine di un libro quando lo sfogli, di grandine, di pioggia, di neve, di trivella, di bomba, di lucertola, di petalo che nasce e che poi cade a terra, di foglioline verdi, di foglie secche, di farina che esce dal sacchetto, di macina di mulino, di batticuore, di ultimo respiro, di primo vagito, di tristezza, di gioia, di starnuto, di tosse, di sospiro di urlo, 
di caffè che brontola nella moca, di bimbo che succhia, di vecchio che impreca, di rabbia giovanile, di impotenza adulta, di stanchezza, di energia, di musica, di colori.



Siamo piume nel vento o siamo il vento?